Gravina: «Nuovo stop al calcio per la pandemia? No»

Sono passate appena due settimane da quando Gabriele Gravina è stato rieletto alla guida della Federcalcio con il 73,45% dei voti. Un risultato schiacciante, che ha dato al neo-presidente uno stimolo aggiuntivo per tornare a pilotare la nave del calcio italiano fuori dalle acque della pandemia.
Emergenza Covid che non fermerà nuovamente il calcio, come successo un anno fa: «No - ha risposto un categorico Gravina sulla pagine de Il Corriere dello Sport - la terza ondata con le sue varianti colpisce i giovani, e questo preoccupa. Ma l'applicazione collaudata del protocollo e il monitoraggio costante sono una garanzia per la salute degli atleti. I contagi fin qui sono molto limitati. I campionati non corrono rischi».
Poi Gravina offre un aiuto al Governo: «Tutte le società hanno un organizzazione sanitaria, di cui fanno parte medici, fisioterapisti e altro personale specializzato. Noi offriamo questa rete per somministrare il siero alla popolazione. Al fianco della Protezione Civile, al fianco del porta a porta che sta per partire nel Paese. Vogliamo dare il nostro contributo, come annunciato nella visita allo Spallanzani e condivisa dal direttore sanitario Francesco Vaia. Siamo presenti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale con strutture e operatori. Li mettiamo a disposizione dell'Italia».
Una volta che gran parte della popolazione sarà vaccinata si potranno riaprire gli stadi. Nel frattempo si parla di passaporto vaccinale: «Superando qualche ipocrisia sul trattamento dei dati sensibili - ha aggiunto Gravina - guardiamo in faccia la realtà: se vogliamo salvaguardare la salute, qualche piccola concessione sulla privacy dobbiamo farla. In 90 giorni possiamo raggiungere l'immunità di gregge e spegnere i pruriti che vorrebbero spostare gli Europei».
Infine, inevitabile analizzare anche il discorso economico. L'anno scorso il calcio italiano ha perso quasi 600 milioni di euro, cifra che secondo il rieletto Presidente della FIGC sarà uguale quest'anno: «Oltre al danno del botteghino, avremo il crollo delle sponsorizzazioni. L'impossibilità di offrire ospitalità negli stadi disincentiva i contratti. La perdita sarà rilevante. Stiamo studiando insieme con le società una rinegoziazione degli ingaggi con i tesserati».